lunedì 19 dicembre 2011

Estetica marxista

Estetica marxista. Emiliano Alessandroni, La rivoluzione estetica di Antonio Gramsci e György Lukács, prefazione di Pietro Cataldi, Padova, Il Prato, 2011
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di Giuseppe Panella

«Questo studio affronta in prevalenza questioni che sono state attuali negli anni Venti e Trenta in Europa, e poi di nuovo fra gli anni Cinquanta e i Sessanta; e che oggi sono tramontate dal dibattito. Resuscitarle implica il rischio di apparire anacronistici e sorpassati. In questa percezione si agita appunto il concetto di “egemonia”. Il velo di polvere caduto sulle grandi questioni teoriche qui considerate è infatti parte di una generale sconfitta delle prospettive di cambiamento presenti negli attori che le hanno animate. Questo studio ha il merito di rifiutare la sconfitta come dato irreversibile e di non scendere, d’altra parte, sul terreno dell’archeologia filologica. Tratta cose morte come se fossero vive. Se un solo giovane, leggendo, sarà interessato e coinvolto, avrà avuto ragione» (pp. 10-11).

scrive Cataldi in conclusione alla sua Prefazione al libro di Alessandroni.

Ha ragione, ovviamente. Né Gramsci né tanto più Lukács sono autori considerati à la page, semmai scomodi relitti di un tempo che fu la cui opera riposa bene tra gli scaffali delle biblioteche dove nessuno va a turbarne il sonno polveroso.

Alessandroni, invece, crede nel loro valore euristico e nella loro ri-utilizzazione nel presente come strumenti di interpretazione militante, come armi di lotta contro l’assalto di un tempo vile e decadente. Perché questo avvenga, tuttavia, bisogna leggerli e interpretarli ancora una volta per verificare se sono ancora utilizzabili per questa stagione. L’autore del libro ne è convinto soprattutto perché esordisce ponendosi una domanda che dall’epoca della maggior fortuna dell’engagement filosofico-estetica, quella legata al nome di Sartre, non viene ripetuta tanto frequentemente: che cos’è la letteratura? (era, infatti, questo il titolo di un celebre saggio sartriano del 1947). A che cosa serve? È solo un’operazione di carattere formale e individuale o vale qualcosa in più per il suo carattere sociale e, perché no?, per il suo contenuto? Ha ancora carattere conoscitivo (come si sosteneva una volta)? “Tante domande, tante risposte” – avrebbe detto Brecht.

Alessandroni, dunque, si cimenta fin da subito con il nocciolo della questione.

La letteratura è attività umana non disincarnata e non soltanto spirituale – la sua natura è legata alla sua capacità di mutare in maniera conflittuale interagendo con le contraddizioni della società in cui viene prodotta (Gramsci) e “rispecchiandone” la realtà in maniera tale da costituirne una delle forme di coscienza interpretativa (Lukács).

Ma il reale che la letteratura “rispecchia” non è mai visto da quest’ultima nella sua integrità o purezza né risulta libero da condizionamenti di tipo ideologico profondi: nella riflessione dei due pensatori marxisti risulta, di conseguenza, centrale la nozione di falsa coscienza. Egemonia e critica della falsa coscienza vengono considerati percorsi paralleli da Alessandroni (a questa dimensione di lotta per la trasformazione sociale del mondo gli sembra importante aggiungere anche l’esperienza di Carlo Michelstaedter nel suo La persuasione e la rettorica, anche se in misura meno “carismatica” di quanto possa avvenire nei due pensatori marxisti cui è dedicato il suo saggio):

«Lotta per l’egemonia significa qui lotta per l’acquisizione alla propria parte della barricata di quanti più intellettuali tradizionali sia possibile o per l’esercitazione su di essi di un maggior influsso rispetto a quello esercitato dagli intellettuali organici del gruppo sociale avverso, pur mantenendone intatta la natura di intellettuali tradizionali. La battaglia contro la falsa coscienza promossa da Lukács s’inserisce anch’essa in tale prospettiva. Lotta contro la falsa coscienza significa lotta per l’assimilazione degli intellettuali tradizionali, per la loro “organicizzazione”, lotta in favore della comprensione del proprio engagement oggettivo» (p. 47).

Dunque, la lotta politica nel campo delle ideologie ha il compito di sgombrare il campo dalla falsa comprensione delle contraddizioni sociali esistenti nel corso della lotta di classe. Ma cosa rappresenta, tuttavia, questo progetto di intervento sulla realtà in maniera concreta dal punto di vista dell’analisi della letteratura come componente fondamentale dell’immaginario sociale collettivo?

Per Alessandroni si tratta di superare l’elemento mistificante presente nella letteratura considerata come pura forma e individuarne il valore di conoscenza che contiene. Da qui discendono tutta una serie di esempi (le”rose” di Saba, il “pessimismo” di Verga, il “naturalismo deterministico” di Zola ecc.) che hanno il compito di verificare la “mistificazione estetica” presente in opere di grande importanza letteraria che pure si pongono l’obiettivo di “coprire” le contraddizioni sociali non enucleandole né evidenziandole ma soltanto trasformandole in materiale artistico coerente al progetto di chi le descrive. Utilizzando una serie di saggi critici sulla letteratura di Lukács e incrociandoli con le letture che Romano Luperini ha fatto di Verga prima e di Montale poi, Alessandroni si colloca con una certa sicurezza e molta passione argomentativa al centro della problematica che intende affrontare. Il critico letterario che intenda essere autenticamente tale non può considerarsi separato e distaccato dalla natura apparentemente separata della materia che tratta e considerarla dall’alto della propria purezza di giudice non schierato ma assumere una posizione dialettica che gli permetta di valutarne la verità dal punto di vista sociale e l’impatto storico. Da qui scaturisce la dura presa di posizione dell’autore contro la critica stilistica (di cui Leo Spitzer viene individuato come il capofila più significativo e originale) utilizzando una serie di notazioni polemiche effettuate da Cesare Cases contra Spitzer stesso e pro Lukács. Al posto della lettura in profondità del testo letterario tipica delle analisi di tipo stilistico si insiste sulla necessità della estensione di essa alla dimensione storico-generale in cui l’opera d’arte è stata, in effetti, realizzata:

«Il critico dialettico deve pertanto saper riconoscere la propria attività quale elemento necessario collocato entro una già esistente lotta per l’egemonia, superare ogni forma di apoliticismo primitivo ed elementare da – con linguaggio hegeliano – anima bella; comprendere come la propria critica costituisca automaticamente una lotta per l’affermazione del proprio tipo di esegesi, percepire questa come parte di una più ampia battaglia culturale, per il modo di pensare e di fare, per una nuova forma di vivere, nuove strutture mentali, nuovi rapporti sociali ed intersoggettivi; non smarrire mai il rapporto tra il proprio ambito specialistico e la totalità e, come che sia, possedere la più piena consapevolezza del fatto che tutto ciò che non può non significare anche un nuovo tipo di letteratura» (pp. 162-163).

Che cosa comporta, allora, la realizzazione di questo progetto? Che cosa significa la messa in atto di questa richiesta insieme politica e culturale? L’approdo auspicato dovrebbe essere che si attui una vera e propria “rivoluzione estetica” come quella proposta e in parte realizzata da Gramsci e Lukács. Alessandroni, di conseguenza, vorrebbe che la critica letteraria e la valutazione estetica delle opere d’arte cambiasse radicalmente volto attenendosi a cinque condizioni di funzionamento deducibili dall’insegnamento dei due maestri dai quali ha tratto ispirazione e conforto teorico. La prima è “la novità della prospettiva” utilizzata che vorrebbe provarsi a colmare il divario tra vita quotidiana e arte superando con nettezza la concezione dell’attività artistica come turris eburnea.

La seconda è una nuova considerazione del ruolo degli intellettuali evitando la loro iscrizione nel listino dei “servi” (la definizione di “intellettuale-servo” è di Michelstaedter) e propiziando la loro oggettiva collocazione di classe in senso progressivo nel tentativo di una trasformazione radicale della società. Su questo punto, Alessandroni ha pagine assai efficaci nella descrizione della polemica che contrappose Elio Vittorini e Togliatti all’epoca della stagione del “Politecnico” servendosi in modo significativo anche delle pagine che Franco Fortini dedicò a questo momento cruciale della storia culturale italiana.

La terza condizione è la fine della mistificazione che risulta connessa all’attività artistica e della congiunzione Verità-Bellezza come sua classica parola d’ordine d’avanguardia. La sconfitta dell’individualismo borghese passa anche attraverso il superamento dell’isolamento dell’artista. Le parole d’ordine estetico-filosofiche di “totalità” e di “tipico” largamente utilizzate nelle opere del Lukács della fase hegelomarxista.

La quarta scelta è quella a favore del critico militante che non si accontenta della filologia accademica ma cerca di portare nel fuoco della lotta e della controversia un sapere non astratto ma legato alle contingenze concrete della storicità in atto.

La quinta necessità prospettata da Alessandroni, infine, riguarda l’allargamento della prospettiva di analisi critica e la fine della dimensione finora esclusivamente occidentale e europeocentrica di essa. L’interesse dimostrato per i Postcolonial Studies ne è un aspetto significativo e non è un caso che uno degli autori di riferimento utilizzati da Edward Said per i suoi studi sull’Orientalismo sia stato proprio Gramsci. In conclusione: questo è un libro di frontiera.

Saldamente radicata in una tradizione di pensiero come quello marxista che ha certamente conosciuto giorni più felici ma che non ha mai cessato di operare il suo ruolo nella cultura progressista, la ricerca di Alessandroni si sporge, tuttavia, come un ponte teso verso una sponda nuova e finora relegata quasi esclusivamente nell’ambito degli studi specialistici di settore come i Cultural Studies e la ricostruzione del rapporto tra le culture autoctone e le forme di colonialismo ancora imperanti che le si contrappongono.


«A fronte di ciò, il ritorno a Lukács e a Gramsci può risultare fertile e non dogmatico e costituire la sesta direzione della loro rivoluzione estetica» (p. 201).

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*Il primo sguardo da gettare sul mondo è quello della poesia che coglie i particolari per definire il tutto o individua il tutto per comprenderne i particolari; il secondo sguardo è quello della scrittura in prosa (romanzi, saggi, racconti o diari non importa poi troppo purché avvolgano di parole la vita e la spieghino con dolcezza e dolore); il terzo sguardo, allora, sarà quello delle arti – la pittura e la scultura nella loro accezione tradizionale (ma non solo) così come (e soprattutto) il teatro e il cinema come forme espressive di una rappresentazione della realtà che conceda spazio alle sensazioni oltre che alle emozioni. Quindi: libri sull’arte e sulle arti in relazione alla tradizione critica e all’apprendistato che comportano, esperienze e analisi di oggetti artistici che comportano un modo “terzo” di vedere il mondo … (G.P.)

lunedì 14 giugno 2010

Classici Disney - Film animazione Pixar

I Classici Disney ("Walt Disney Animated Classics") sono una serie di lungometraggi d'animazione prodotti dai Walt Disney Animation Studios (precedentemente nota come "Walt Disney Feature Animation" e "Walt Disney Productions") a partire dal 1937.

Elenco completo [modifica]

Dopo anni di diatribe sulla numerazione dei "Classici", nel 2008 è stata la stessa Disney a stabilirne la lista (consultabile al sito ufficiale dei Walt Disney Animation Studios):
Anno Titolo italiano Titolo originale
1 1937 Biancaneve e i sette nani Snow White and the Seven Dwarfs
2 1940 Pinocchio Pinocchio
3 1940 Fantasia Fantasia [1]
4 1941 Dumbo Dumbo
5 1942 Bambi Bambi
6 1942 Saludos amigos Saludos Amigos [1]
7 1944 I tre caballeros The Three Caballeros [1]
8 1946 Musica maestro Make Mine Music [1]
9 1947 Bongo e i tre avventurieri Fun and Fancy Free [1]
10 1948 Lo scrigno delle sette perle Melody Time [1]
11 1949 Le avventure di Ichabod e Mr. Toad The Adventures of Ichabod and Mr. Toad [1]
12 1950 Cenerentola Cinderella
13 1951 Alice nel paese delle meraviglie Alice in Wonderland
14 1953 Le avventure di Peter Pan Peter Pan
15 1955 Lilli e il vagabondo Lady and the Tramp
16 1959 La bella addormentata nel bosco Sleeping Beauty
17 1961 La carica dei 101 One Hundred and One Dalmatians
18 1963 La spada nella roccia The Sword in the Stone
19 1967 Il libro della giungla The Jungle Book
20 1970 Gli Aristogatti The Aristocats
21 1973 Robin Hood Robin Hood
22 1977 Le avventure di Winnie Pooh The Many Adventures of Winnie the Pooh [1]
23 1977 Le avventure di Bianca e Bernie The Rescuers
24 1981 Red e Toby - Nemiciamici The Fox and the Hound
25 1985 Taron e la pentola magica The Black Cauldron
26 1986 Basil l'investigatopo The Great Mouse Detective
27 1988 Oliver & Company Oliver & Company
28 1989 La sirenetta The Little Mermaid
29 1990 Bianca e Bernie nella terra dei canguri The Rescuers Down Under
30 1991 La Bella e la Bestia Beauty and the Beast
31 1992 Aladdin Aladdin
32 1994 Il re leone The Lion King
33 1995 Pocahontas Pocahontas
34 1996 Il gobbo di Notre Dame The Hunchback of Notre Dame
35 1997 Hercules Hercules
36 1998 Mulan Mulan
37 1999 Tarzan Tarzan
38 1999 Fantasia 2000 Fantasia 2000 [1]
39 2000 Dinosauri Dinosaur [2]
40 2000 Le follie dell'imperatore The Emperor's New Groove
41 2001 Atlantis: L'impero perduto Atlantis: The Lost Empire
42 2002 Lilo & Stitch Lilo & Stitch
43 2002 Il pianeta del tesoro Treasure Planet
44 2003 Koda, fratello orso Brother Bear
45 2004 Mucche alla riscossa Home on the Range
46 2005 Chicken Little - Amici per le penne Chicken Little [2]
47 2007 I Robinson - Una famiglia spaziale Meet the Robinsons [2]
48 2008 Bolt - Un eroe a quattro zampe Bolt [2]
49 2009 La principessa e il ranocchio The Princess and the Frog
50 2010 Rapunzel - L'intreccio della torre Tangled


(da http://it.wikipedia.org/wiki/Classico_Disney#Il_termine_.22Classico.22_e_la_numerazione)

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La Pixar Animation Studios è una casa di produzione cinematografica specializzata in "computer generated imagery" (CGI), con base a Emeryville, California (USA). Dal 2006 appartiene alla The Walt Disney Company. Prima casa cinematografica ad aver sviluppato un lungometraggio interamente realizzato e sviluppato in computer grafica, la Pixar ha festeggiato nel 2011 i propri 25 anni di attività.

domenica 19 aprile 2009

Inserire menù orizzontale Blogger

Creare un menu' orizzontale in blogger

Ti piacerebbe avere un menù orizzontale come il mio? Come ben sai, blogger non dà la possibilità di creare pagine statiche, le classiche "chi sono", ma con qualche piccola modifica al codice, un tocco di CSS e un pizzico di elasticità mentale è possibile crearsi la propria barra orizzontale!!

Avvertenze, si tratta di un tutorial un po' ostico per chi ha poca confidenza con il linguaggio html/css, quindi prima di effettuare qualche modifica, ti consiglio di fare una copia di backup del modello, oppure di fare un po' di pratica con un blog di prova.

Come modello di partenza io ho usato un "minima", ma anche con gli altri template preimpostati non ci dovrebbero essere particolari difficoltà!!

Allora iniziamo, spostiamoci in layout/modifica html, il codice css da aggiungere è questo:

/*-- (Menú) --*/

#navmenu ul {
margin: 0px;
padding: 0px 400px 0px 0px;
font-size: 115%;
font-weight: bold;
list-style-type: none;
list-style-image: none;
}

#navmenu li {
display: inline;
padding: 5px 5px 5px 3px;
}

#navmenu a {
text-decoration:none;
}

Per posizionare la barra a vostro piacimento, dovere "giocare" con i valori che ti ho segnato in blu.

Domanda, dove posiziono il codice?
Il codice va posizionato sopra al "commento":

/* Content
----------------------------------------------- */

O qualcosa del genere. In genere, questo commento può variare da template a template.


Bene blogger, adesso è giunto il momento di costruire materialmente il tuo menù orizzontale!!

Copia questo codice:



Dove al post di Url_sito_pagina dovrai inserire il link di una pagina che ritieni particolarmente importante.
E al posto di Anchor Text dovrai inserire la parola chiave da linkare.
Sotto puoi vedere i miei esempi.

Domanda, e dove incollo quel codice html?
Il codice và incollato sopra a:



oppure, sopra a:



Fate delle prove per verificare il risultato che vi piace di più!!



Bene, adesso sai come creare il tuo menù orizzontale in blogger con i css, puoi creare le pagine "chi sono", "foto", "risorse uliti", "Scambio link", e via con la fantasia!! Dopotutto si tratta di semplici post messi in rilievo!! ;)

ps. questo è solo uno dei tanti metodi!! :)

domenica 1 aprile 2007

Google documenti e fogli di lavoro - Google base

studiosoSempre più numerosa la schiera di coloro che offrono spazio gratuito on-line per immagazzinare i propri file (video, foto, ecc.)
Google offre la possibilità di immettere in rete, editare on-line, modificare, condividere, documenti e fogli elettronici, avendo un account Google (va bene quello utilizzato per accedere al nuovo Blogger).
Con lo stesso account è possibile caricare on-line file di altra natura, ad esempio .ppt (PowerPoint), ma non solo (vedere questa pagina), utilizzando Google base.
(Dopo il sign in, se si è in possesso dell'account, cliccare One at a time per inviare un documento alla volta)

Esempio di documento .ppt messo on line e scaricabile da questo blog: In rete con la scuola

martedì 13 marzo 2007

Blog collettivi

Posso avere un blog in cui vengono pubblicati i messaggi di più persone?

Certamente. Si chiamano "blog collettivi" e sono alquanto utili quando gruppetti di persone vogliono partecipare a un singolo blog. In pratica, una persona crea il blog e poi invita gli altri a partecipare.

I membri del team possono essere amministratori. Gli amministratori possono modificare i post (non solo i propri post), aggiungere o eliminare membri del team (e assegnare l'accesso come amministratore) e modificare le proprietà dei blog. Chi non è amministratore può solo bloggare.

Per invitare le persone a partecipare al blog:
Per prima cosa vai a Impostazioni | Membri:

 Impostazioni | Membri

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Aggiungi utente

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Sviluppare un editor avanzato e conforme agli standard in uso di testi in formato rich text per siti Web rappresentava una sfida particolarmente ardua da un punto di vista tecnico. Per chi desidera sapere di più sulla storia dello sviluppo dell'editor, uno dei nostri ingegneri ha pubblicato sul suo blog un interessante resoconto a riguardo.

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